Orfeo con il suo canto muove i sassi.
Arione, gettato in mare dai pirati, viene salvato dai delfini evocati dal suo canto.
Anfione costrì le mura di Tebe sistemando le pietre al suono magico della sua lira.
Per gli antichi Greci la musica aveva un potere sovrannaturale e volitivo!
La biblioteca inconscia
Suggestioni dal grande inconscio delle parole scritte. Fame di parole scritte perdute negli abissi
martedì 20 maggio 2014
mercoledì 23 ottobre 2013
bambini e tecnologia
Un bambino di tre anni è un piccolo terremoto: non sta mai fermo, corre e gioca con tutto quello che trova. E’ un piccolo grande esploratore e tutte le sue scoperte, attraverso il gioco che per lui è creativo, gli permettono di “costruire” il mondo. Una scopa può essere un cavallo per cavalcare in una prateria… nella cucina di casa! Una orribile, vecchia bambola di pezza può essere compagna di giochi più della più tecnologica delle bambole!
Nelle esplorazioni bambine ci sono sconfitte, che sono forse qualche “no” di mamma, ma anche e soprattutto vittorie che hanno il gusto della sua carezza, del suo sorriso, dei suoi baci!
Un tablet computerizzato permette “grandi esplorazioni” da… fermi. I percorsi sono standardizzati o pilotati da un adulto, la fantasia libera è cancellata. I giochi sono ripetitivi e le vittorie o le sconfitte hanno il gusto di un suono meccanico. I colori sono belli, ma le immagini restano fredde, distanti. Ben altro rispetto all’abbraccio o l’approvazione di mamma!
La tecnologia è una grandissima opportunità. E’ indiscutibile. Ma le sue risorse si rivolgono alla parte cognitiva del cervello che matura in media intorno ai 21 anni.
Nei bambini invece il cervello dominante non è cognitivo ma emotivo. Loro ridono e piangono facilmente e parlano il “bambinese”, il linguaggio che “sente” e sa cogliere, in una frazione di secondo, il non verbale di uno sguardo, di un sorriso, di una carezza.
Un video, tablet, computer o televisione che sia, ha il potere immenso di ipnotizzare il bambino e bloccarlo.
Straordinario! Niente più rischio che si faccia male, niente più capricci, niente più richieste… niente più bambino!
mercoledì 24 luglio 2013
Un pino solo al nord (Heinrich Heine)
Ein Fichtenbaum steht einsam
Im Norden auf kahler Höh.
Ihn schläfert; mit weißer Decke
Umhüllen ihn Eis und Schnee.
Er träumt von einer Palme,
Die, fern im Morgenland,
Einsam und schweigend trauert
Auf brennender Felsenwand.
Un pino, solo, al nord
Sta su una vetta brulla.
Ha sonno, e ghiaccio e neve
lo ammantano di bianco
E sogna di una palma,
Nel più remoto Oriente,
Che, sola, tace e soffre
Su una roccia rovente.
Im Norden auf kahler Höh.
Ihn schläfert; mit weißer Decke
Umhüllen ihn Eis und Schnee.
Er träumt von einer Palme,
Die, fern im Morgenland,
Einsam und schweigend trauert
Auf brennender Felsenwand.
Un pino, solo, al nord
Sta su una vetta brulla.
Ha sonno, e ghiaccio e neve
lo ammantano di bianco
E sogna di una palma,
Nel più remoto Oriente,
Che, sola, tace e soffre
Su una roccia rovente.
mercoledì 17 luglio 2013
Direttori d'orchestra
| Kent Nagano |
Bravissimi e pieni di energia, però che spettacolo quei vecchi direttori che tiranneggiavano gli orchestrali abbaiando i loro comandi con accento mitteleuropeo, quasi avessero ricevuto istruzioni segrete da Beethoven o Mozart in persona!
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mercoledì 19 giugno 2013
L'età della violenza
Vari studi hanno poi dimostrato che i disturbi che portano a condotte violente iniziano a diminuire a partire dai 25-26 anni.
sabato 8 giugno 2013
Due genitori
I miei genitori erano molto affezionati alla morte. Era la loro cosa preferita. Da bambino mi sembrava che mio padre fosse votato alla morte. Tutto quello che diceva e i paragoni che faceva avevano sempre a che fare con la morte. Ricordo che una volta mi disse che il matrimonio era l'ultimo chiodo piantato nella bara della vita. Avevo circa otto anni. Entrambi i mie genitori, sia pure per ragioni diverse, vedevano nella morta la soluzione perfetta ai loro guai. Erano molto infelici assieme e credo che questo fatto li condizionasse molto.
domenica 14 aprile 2013
La voce poetica
La voce che ci parla da una poesia, di chi è?
Pare scontato rispondere che è la voce del poeta, ma non è sempre così.
A volte è l'incoscio stesso del poeta che parla attraverso la poesia.
Altre volte quella voce che ci parla è la voce della poesia stessa o di qualche entità superiore.
Spesso in una poesia si sente la voce di altre poesie scritte in passato da altri autori, ecco allora che la voce dello poesia è la voce della tradizione poetica del passato.
Infine talvolta succede che sia la lingua stessa a scrivere la poesia e a parlarci attraverso di essa. Non si cercano parole per esprimere cose viste o pensate, ma sono le parole stesse a stesse a scrivere il discorso e a riempirlo di immagini, come in certe poesie surrealiste.
Poi naturalmente, e non di rado, la voce delle poesia è un insieme corale di tutte queste voci.
Pare scontato rispondere che è la voce del poeta, ma non è sempre così.
A volte è l'incoscio stesso del poeta che parla attraverso la poesia.
Altre volte quella voce che ci parla è la voce della poesia stessa o di qualche entità superiore.
Spesso in una poesia si sente la voce di altre poesie scritte in passato da altri autori, ecco allora che la voce dello poesia è la voce della tradizione poetica del passato.
Infine talvolta succede che sia la lingua stessa a scrivere la poesia e a parlarci attraverso di essa. Non si cercano parole per esprimere cose viste o pensate, ma sono le parole stesse a stesse a scrivere il discorso e a riempirlo di immagini, come in certe poesie surrealiste.
Poi naturalmente, e non di rado, la voce delle poesia è un insieme corale di tutte queste voci.
martedì 9 aprile 2013
Poesia d'amore dopo il decollo o con te sullo stesso aereo (Reiner Kunze)
Liebesgedicht nach dem start oder
mit dir im selben flugzeug
Sieh den schatten auf der erde den winzigen schatten der
mit uns fliegt
So bleibt die größte unserer ängste
unter uns zurück
Nie ist die wahrscheinlichkeit geringer daß der eine
viel früher als der andere stirbt
Poesia d'amore dopo il decollo ovvero
con te sullo stesso aereo
Guarda l'ombra sulla terra la piccolissima ombra
che vola con noi
Così la più grande delle nostre paure resta
sotto di noi, indietro
Mai più bassa sarà la probabilità che uno
muoia assai prima dell'altro
mit dir im selben flugzeug
Sieh den schatten auf der erde den winzigen schatten der
mit uns fliegt
So bleibt die größte unserer ängste
unter uns zurück
Nie ist die wahrscheinlichkeit geringer daß der eine
viel früher als der andere stirbt
Poesia d'amore dopo il decollo ovvero
con te sullo stesso aereo
Guarda l'ombra sulla terra la piccolissima ombra
che vola con noi
Così la più grande delle nostre paure resta
sotto di noi, indietro
Mai più bassa sarà la probabilità che uno
muoia assai prima dell'altro
mercoledì 3 aprile 2013
Lavoro irreale
| Gustav by Dargay-Nepp-Jankovics |
Esiste un'alternativa? un lavoro di ufficio che sia più "reale"?
mercoledì 27 marzo 2013
Nessun Nome Dopo (Maria do Rosário Pedreira)
NENHUM NOME DEPOIS
De que me serviu ir correr mundo,
arrastar, de cidade em cidade, um amor
que pesava mais do que mil malas; mostrar
a mil homens o teu nome escrito em mil
alfabetos e uma estampa do teu rosto
que eu julgava feliz? De que me serviu
recusar esses mil homens, e os outros mil
que fizeram de tudo para parar-me, mil
vezes me penteando as pregas do vestido
cansado de viagens, ou dizendo o seu nome
tão bonito em mil línguas que eu nunca
entenderia? Porque era apenas atrás de ti
que eu corria o mundo, era com a tua voz
nos meus ouvidos que eu arrastava o fardo
do amor de cidade em cidade, o teu nome
nos meus lábios de cidade em cidade, o teu
rosto nos meus olhos durante toda a viagem,
mas tu partias sempre na véspera de eu chegar.
NESSUN NOME DOPO
A cosa mi è servito correre per tutto il mondo,
trascinare, di città in città, un amore
che pesava più di mille valige; mostrare
a mille uomini il tuo nome scritto in mille
alfabeti e un’immagine del tuo volto
che io giudicavo felice? A cosa mi è servito
respingere questi mille uomini, e gli altri mille
che fecero di tutto perché mi fermassi, mille
volte pettinando le pieghe del mio vestito
stanco di viaggi, o dicendo il tuo nome
così bello in mille lingue che io mai
avrei compreso? Perché era solo dietro te
che correvo il mondo, era con la tua voce
nelle mie orecchie che io trascinavo il fardello
dell’amore di città in città, il tuo
volto nei miei occhi durante tutto il viaggio,
ma tu partivi sempre la sera prima del mio arrivo.
venerdì 22 marzo 2013
Paganini illusionista
Paganini era certamente un fenomeno, aveva una tecnica perfetta e le sue dita si muovevano sul violin0 con una precisione e una velocità eccezionali.
Ma soprattutto sapeva vendersi molto bene. A volte prima di un concerto prendeva una lima e segava leggermente tre delle quattro corde del suo violino. Naturalmente durante l'esecuzione le corde si rompevano una alla volta e lui continuava a suonare imperterrito finendo il pezzo con una sola corda.
A suo concerti spesso le donne, ma non solo le donne, svenivano. Quando improvvisava qualche pezzo di atmosfera faceva abbassare le luci in sala, e quando le candele venivano accese nuovamente la sala era disseminata di spettaori in deliquio e corpi privi di sensi mentre chi poteva si adoperava con i sali per far rinvenire i fan.
Ma soprattutto sapeva vendersi molto bene. A volte prima di un concerto prendeva una lima e segava leggermente tre delle quattro corde del suo violino. Naturalmente durante l'esecuzione le corde si rompevano una alla volta e lui continuava a suonare imperterrito finendo il pezzo con una sola corda.
A suo concerti spesso le donne, ma non solo le donne, svenivano. Quando improvvisava qualche pezzo di atmosfera faceva abbassare le luci in sala, e quando le candele venivano accese nuovamente la sala era disseminata di spettaori in deliquio e corpi privi di sensi mentre chi poteva si adoperava con i sali per far rinvenire i fan.
giovedì 21 marzo 2013
Come il militarismo prussiano fornì ispirazione a Bach
Nel 1717 Bach venne assunto a Cöthen come Cappellmeister, cioè come direttore della Cappelle (l'orchestra di corte).
Cöthen era la piccola capitale di un territorio tedesco governato dal giovane principe Laopold.
Il principe Leopold a sua volta era era uno scapolo di 23 anni (quasi dieci meno di Bach) che amava la musica, i viaggi ed era un musicista dilettante (suonava la viola da gamba).
Cöthen era la piccola capitale di un territorio tedesco governato dal giovane principe Laopold.
Il principe Leopold a sua volta era era uno scapolo di 23 anni (quasi dieci meno di Bach) che amava la musica, i viaggi ed era un musicista dilettante (suonava la viola da gamba).
Pochi anni prima, nel 1713, in Prussia era salito al potere Federico Guglielmo I, soprannominato il Re Sergente perché militarizzò la Prussia facendola diventare una potenza militare. Ovviamente nel regno del Re Sergente, tutto ordine e disciplina, non c'era spazio per ciò che era considerato superfluo. L'architettura, la danza e la pittura erano giudicate inutili. I liberi intellettuali furono poco alla volta allontanati dall'Accademia di Berlino.
E così anche gli eccellenti musicisti della Cappelle di Berlino furono licenziati in tronco.
Non appena il principe Leopold apprese il fatto, convise sua madre - la regina reggente - ad assumere tutti i musicisti della prestigiosa Cappelle di Berlino che la sua corte potesse permettersi.
Così quando quattro anni dopo arrivò Bach, egli ebbe a disposizione i musicisti più raffinati e poté scrivere musica strumentale molto impegnativa dal punto di vista tecnico. Questo fatto fu decisivo: musicisti mediocri non avrebbero potuto ispirare Bach, né soprattutto sarebbero stati capaci di interpretare le sue idee.
martedì 19 marzo 2013
A sera vorrei andare (Luca Canali)
A sera vorrei andare
fino a tardi mischiato
ai ragazzi bastardi
della società, mai stati
al mare in serenità,
oziosi, ma forti, tediati,
ignari di conforti, degustatori,
seduti sul gradino d'un bar
chiuso, di gelati
(Luca Canali)
Ho la sensazione che questa poesia sia in qualche modo collegata al romanzo Al mare con la ragazza di Giorgio Scerbanenco. Certezza l'è morta.
Il verso in poesia
I versi non sono sempre stati scritti in colonna; per esempio molti copisti medievali scrivevano i versi uno di seguito all'altro come fosse prosa. Questo non generava alcuna confusione perché quei versi erano quasi sempre distinguibili per la rima, per la forma poetica adottata o per altri elementi strutturali.
Invece i versi della poesia odierna sono impensabili senza la scrittura in colonna perché se fossero scritti di seguito come in prosa non si sarebbe quasi mai in grado di stabilire la scansione del discorso voluta dal poeta.
Ad esempio, è relativamente facile capire quali e quanti sono i versi di questa strofa di Petrarca anche senza averla mai letta:
"Solo e pensoso i più deserti campi vo mesurando a passi tardi e lenti, e gli occhi porto per fuggire intenti ove vestigio uman l’arena stampi."
mentre è impossibile riuscirci con Soldati di Ungaretti
"si sta come d'autunno sugli alberi le foglie"
domenica 17 marzo 2013
La violenza nei generi
Come si sa i comportamenti violenti sono largamente più frequenti nei maschi che nelle femmine. Difficile stbilire il perché. Alcune interessanti ipotesi in campo sono:
1) che il più veloce sviluppo delle competenze comunicative tipico delle femmine svolga un ruolo protettivo rispetto all'impulsività aggressiva;
2) che il maggior livello di empatia che mediamente le fammine- sin dall'età prescolare - hanno verso gli altri - giochi un ruolo nella limitazione endogena dei gesti aggressivi;
3) che l'energia applicata nel rimproverare l'azione violenta è molto maggiore verso le femmine che verso i maschi. Il gesto aggressivo del figlio maschio è infatti mediamente più tollerato dai genitori perché viene inconsciamente percepito come indice di forza e di futura autoaffermazione
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