Un bambino di tre anni è un piccolo terremoto: non sta mai fermo, corre e gioca con tutto quello che trova. E’ un piccolo grande esploratore e tutte le sue scoperte, attraverso il gioco che per lui è creativo, gli permettono di “costruire” il mondo. Una scopa può essere un cavallo per cavalcare in una prateria… nella cucina di casa! Una orribile, vecchia bambola di pezza può essere compagna di giochi più della più tecnologica delle bambole!
Nelle esplorazioni bambine ci sono sconfitte, che sono forse qualche “no” di mamma, ma anche e soprattutto vittorie che hanno il gusto della sua carezza, del suo sorriso, dei suoi baci!
Un tablet computerizzato permette “grandi esplorazioni” da… fermi. I percorsi sono standardizzati o pilotati da un adulto, la fantasia libera è cancellata. I giochi sono ripetitivi e le vittorie o le sconfitte hanno il gusto di un suono meccanico. I colori sono belli, ma le immagini restano fredde, distanti. Ben altro rispetto all’abbraccio o l’approvazione di mamma!
La tecnologia è una grandissima opportunità. E’ indiscutibile. Ma le sue risorse si rivolgono alla parte cognitiva del cervello che matura in media intorno ai 21 anni.
Nei bambini invece il cervello dominante non è cognitivo ma emotivo. Loro ridono e piangono facilmente e parlano il “bambinese”, il linguaggio che “sente” e sa cogliere, in una frazione di secondo, il non verbale di uno sguardo, di un sorriso, di una carezza.
Un video, tablet, computer o televisione che sia, ha il potere immenso di ipnotizzare il bambino e bloccarlo.
Straordinario! Niente più rischio che si faccia male, niente più capricci, niente più richieste… niente più bambino!